domenica 11 dicembre 2011

Il politico e la letteratura: linguaggi di uno spazio condiviso

Zola ha costruito il fitto mondo dei Rougon-Macquart per opporre in un certo senso il pieno della parola poetica al vuoto della parola politica, così ci ha spiegato Madame Reverzy a lezione.

Son Excellence Eugene Rougon è un romanzo politico, che narra le vicende del signor Rougon e il suo rapporto col potere durante il Secondo Impero. Il romanzo non è solo politico nel contenuto, è il politico stesso ad informare la narrazione. La forma romanzesca si fa politica. In che modo?
Il reale, gli avvenimenti, persino le relazioni coniugali sono rappresentate in base a rapporti di potere. Più precisamente, di subordinazione.
Ognuno è lo schiavo di qualcun'altro. Questa rigida gerarchia che è alla base del dispotismo, è però quanto mai fragile ed arbitraria. I rapporti di subordinazione sono sempre passibili di rovesciamento perché il potere del padrone è basato sul potere dei suoi schiavi. Se la banda si scioglie, si annulla il potere di quell'uno che la dominava.
Un gouvernement n'est pas un roi, mais les créatures qui entourent ce roi.
Si tratta di un meccanismo che, per Zola, è eterno ed immutabile.
Questo è il primo livello di lettura del romanzo.

Utrecht University Library
Ad un'analisi più approfondita, il discorso sulla finzione della politica diventa anche una riflessione sulla finzione della parola romanzesca. Anche la parola poetica è un esercizio di potere, il romanziere è libero di condurre il suo racconto, di tacere su certi avvenimenti e di intessere determinati intrighi.
La politica, la Storia con la S maiuscola, utilizza nella sua espressione gli stessi elementi del discorso poetico.
Non è possibile, come invece lo riteneva Aristotele, separare la storia dall'arte. Entrambe partecipano di uno stesso spazio e sono reciprocamente connesse.
Jacques Rancière lo chiama
le partage du sensibile
 Storia e finzione condividono lo stesso terreno, si mescolano e si confondono . Il linguaggio dell'arte non è altro che il modo con cui il mondo, nella sua materialità storica e sociale, si rende visibile.

La letteratura è tutto fuorché autotelica. Non è separata dal mondo, ma lo illumina e lo rende più visibile.
Un altro motivo per cui è così avvincente ed entusiasmante studiarla e conoscerla.

2 commenti:

  1. In questo saresti più orientata alla visione di Zola del fatto letterario che a quella di Balzac. Inoltre, come si potrebbe dimostrare questa tensione a appartager le sensible porta anche ad una tecnica stilistica rinnovata: Zola si documentava del funzionamento delle macchine per portare pesi, trascorrendo ore ed ore per i mercati di Parigi e poi riversava tutta questa esperienza extra-letteraria nei romanzi.
    Diciamo sempre che dobbiamo leggere i romanzi per imparare, conoscere ecc. è necessario che anche i romanzieri si facciano coinvolgere dai vari livelli di espressione della realtà (e qui basta citare i poemi omerici per capire cos'è una enciclopedia culturale). Scrivo queste righe pensando alle ultime affermazioni di Vargas Llosa che non condivido affatto, soprattutto dette da una persona con quella biografia e quel vissuto.

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  2. Le partage du sensible può estendersi secondo Rancière a tutte le epoche. La visione del potere che ho descritto è quella di Zola, che rilegge il secondo impero con il filtro di un repubblicanesimo che non lo convince (quello della Terza Repubblica per l'appunto), ma l'interconnessione tra Romanzo e Politica si trova certo anche in Balzac (cfr su questo Lukacs).

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