sabato 7 aprile 2012

Le particelle elementari

Le particelle elementari di Michel Houellebcq è un libro che ho terminato di leggere ormai un paio di settimane fa ma a cui continuo a pensare periodicamente. E' un romanzo che ha fatto molto parlare di sé, di volta in volta calunniato e osannato, tradotto in 25 lingue e che ormai ha fatto il suo ingresso anche negli studi accademici: figura già nei titoli delle tesi di laurea e di dottorato. Io l'ho letto molto piacevolmente, apprezzandone soprattutto lo stile. E' una storia da raccontare, le vicende si susseguono a ritmo incalzante, i personaggi sono forti e reali, dai contorni precisi e ben definiti. Uno di quei romanzi di cui è facile raccontare la trama: la storia di due fratelli da parte di madre, dalla loro nascita fino alla fine della loro vita, delle loro avventure sentimentali e professionali intrecciate assieme alle vicende storico-sociali.  In questo si avvicina alla tradizione americana e alla narrativa orale, tanto da sembrare quasi una parabola. E arriviamo al punto: i contenuti del libro. Sì, esiste un insegnamento "morale": mi è sembrato che l'autore volesse rendere partecipe il lettore di una sua visione particolare del mondo. Il romanzo ha un messaggio. Si potrebbero infatti facilmente sintetizzare i valori che esso comunica tanto che in cinque minuti, libro alla mano, si potrebbe scriverne un decalogo, il manifesto del pensiero dell'illustrissimo monsieur Houellebecq. In questo l'ho trovato davvero insopportabile. E' frutto di un'operazione commerciale bella e buona. E il fatto che si rivolga ad un pubblico mediamente colto e radical-chic, non lo rende superiore ad altre operazioni editoriali rivolte ad un pubblico "popolare". Creare scalpore, dividere il pubblico in buoni e cattivi, in conservatori e progressisti: questo sembra essere l'obiettivo. Perché in questa maniera è più semplice far parlare di sé, costruire un passaparola, creare un territorio neutro in cui gli attori possano vestire i panni dei rossi o dei neri e giocare a ping pong.
Malgrado tutto, un elemento interessante c'è. Finalmente anche la narrativa europea ritorna ad aprirsi alla realtà, alla società, alle scienze. Ricomincia ad interessarsi alle problematiche etiche del nostro tempo. Amerei però che lo facesse in maniera creativa, interpretando i temi in maniera polisemica e multiprospettica. Che aprisse alle possibilità anziché appiattirle in un sistema binario. Lo 0-1 regge il sistema informatico, cerchiamo di restituire alla letteratura l'infinità dei possibili, simboleggiata dalla bellezza dell'alfabeto, struttura dolce e flessibile, capace di rinnovarsi nelle epoche storiche e di ripresentarsi come strumento sempre nuovo e aggiornato per il racconto del mondo.

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